Gli anagrammi "si dicono puri, quando tutte le lettere del programma, o sia del tema vengano ad innicchiarsi nell'anagramma, come in quello
Martinus Luterus
Ter Matris vulnus.
Impuri poi riescono qualora si ometta una qualche lettera...
Sarà sempre meglio, che l'anagramma sia puro, ma dovrà
mai sempre esser tale, che il senso da lui formato si adatti
a maraviglia al soggetto, che ferisce, altrimenti non
meriterebbe lode veruna".
Oggi l'anagramma citato non sarebbe puro, perché non
ammettiamo più l'uguaglianza tra U e V. Ma quanto scritto
da Ireneo Affò è ancora interessante.
Nessun commento:
Posta un commento