Tra i giochi della mia infanzia ci fu una scatola del Meccano, strenna natalizia della ditta in cui mio padre lavorava come operaio. Il libretto del Meccano illustrava meravigliose costruzioni, ma ogni volta mi accorgevo che per realizzarle avrei avuto bisogno di altre scatole di pezzi. Alla fine, io mettevo sempre insieme un’accozzaglia metallica senza senso. Mi è venuto in mente il Meccano l’altra sera, mentre risolvevo alcune crittografie “pure”: le lettere esposte andavano (spesso) lette non nell’ordine, ma a casaccio. Avevo l'impressione che mi mancasse sempre qualche pezzo.
Non sarà questa la via più breve per mandare le crittografie nel dimenticatoio, come la mia scatola del Meccano?
Molto bello il parallelismo con il Meccano, Ser. In effetti sempre più spesso sulle riviste si leggono crittografie pure in cui l'ordine delle lettere nell'esposto non corisponde a quello in prima lettura. È vero che l'esposto di senso compiuto impreziosisce il gioco, ma ancor più vero è che il gioco deve essere risolvibile. Una critto come (l'ho ideata al volo, ma serve da esempio)
RispondiEliminaANGINA --> ANI - ma leva G A N - t'è = Animale vagante
avrà un bell'esposto, ma quelle lettere G, A, N prese così a caso, sono una tortura per il solutore. Piuttosto si rinunci all'esposto di senso compiuto e lo si pubblichi come ANGANI: sarà meno bello, ma almeno sarà più preciso e soprattutto più risolvibile!
Io, personalmente, se non mi viene un esposto di senso compiuto, rinuncio alla critto o attendo una illuminazione che me lo faccia trovare.
RispondiEliminaAlmeno finora credo di aver fatto così,se non mi smentisce il beone.
E' una contrainte che mi pongo autonomamente