mercoledì 21 marzo 2012

Il "g" e la "g"

8 commenti:

  1. Sì: credo che fu proprio in quegli anni che si scatenò una bufera fra gli enigmisti: si dice la Vi o il Vi? Bene, sembra una questione marginale, ma si azzuffarono a lungo, al punto che interpellarono Manara Valgimigli! Probabilmente la cartolina commenta proprio questa vexata quaestio.

    RispondiElimina
  2. Il saluto alla radio? A che si riferisce?

    RispondiElimina
  3. Commento di "Pasticca":
    "Per me la Vu sarà sempre e solo la Vu, non sopporto il Vi e la Vi. Per quel che concerne la lettera G, direi che al mio orecchio toscano suona meglio "la Gi". Riguardo al discorso della radio, è probabile che Cameo tenesse una qualche rubrica o avesse partecipato a qualche programma. Era un personaggio davvero importante! Piuttosto, è interessante come la cartolina postale riporti non solo la data ma anche l'ora (le 9) in cui era stata scritta. Pare che un tempo (non poi remoto) il postino passasse sia al mattino che al pomeriggio (è per questo che suonava due volte?)".

    RispondiElimina
  4. Volevo chiedere anch'io della radio, ma vedo che N'ba N'ga mi ha preceduto.

    Riguardo la vu/vi, ho avuto una piccola discussione a riguardo proprio qualche giorno fa. Sia lo Zingarelli che il Devoto-Oli riportano vu come lemma e la variante vi come "rara" o "non comune". Siccome ultimamente ho visto sulle alcune riviste la V considerata come "vi", volevo capire qual è la vostra posizione in merito.

    RispondiElimina
  5. Ho cercato su "Penombra" dell'epoca, ma non ho trovato nessun accenno all'intervento di Cameo in radio (le conferenze di Cameo erano così numerose che non se ne dava annuncio sulle riviste).
    Per quanto riguarda "vu" e "vi", io preferisco nettamente "vu"; la forma "vi" è data come regionale (ma non sbagliata) sia dalla Crusca che dalla Treccani.

    RispondiElimina
  6. Anch'io sono da sempre abituato all'uso della Vu. Ma nella prassi crittografica caldeggio (un po' vUgliaccamente) la più grande libertà nella denominazione delle lettere dell'alfabeto: Vu o vi, maschili e femminili a piacimento, tutte/i.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Comunque sono sempre state accettate le due versioni: la vi e la vu. E poi credo, Riccardo, che ci si affezioni a quel che ci hanno insegnato a scuola. Suor Anacleta, ad esempio, diceva "la vi".

      Elimina