Trascrivo le note inviate da Federico:
La figura dopo NTIS al secondo verso potrebbe essere la Vittoria o la Gloria, ma più probabile che sia una figura sacra: non necessariamente una santa, magari la beata Dorotea di Montau che ai tempi del Krasiczki autore del rebus (il rebus è del 1593, quasi il bicentenario della scomparsa di Dorotea morta nel 1394) non era stata ancora beatificata ma era già conosciuta come una mistica che visse nelle zone poco a sud di Danzica. Per quanto riguarda i simboli tenuti nelle mani, fiore e palma sembrano in qualche modo raccordabili alla beata, ma ancor più lo è il foglio se inteso come la Regola: Dorotea ebbe nove figli con una sola sopravvissuta che si fece monaca benedettina. Per l’uccello sulla testa: se è una colomba il riferimento, alla luce del Septililium (biografia di Dorotea) potrebbe essere un richiamo allo Spirito Santo e il gesuita Krasiczki con il fuoco associato allo Spirito Santo si poteva allusivamente firmare (ignis / Ignacio). Ancor più allusiva la firma di un gesuita se di fenice, e non di colomba, si tratta: oltre a ignis (il fuoco che incenerisce la fenice) / Ignacio, c’è anche (vedi libro dei rebus di Orofilo; vedi il Menestrier ne “La Philosophie des images”) tutta la serie delle sciarade, o simili, “y nacio / Ignacio”, “murio y nacio / Ignacio” eccetera.
Per
la figura dopo NTIS al secondo verso, oltre all’ipotesi che si tratti della
beata Dorotea di Montau si può anche considerare santa Dorotea oppure (al di
fuori dei personaggi sacri, quelli già menzionati e santa Tecla) la Liberalità.
Premesso che l’uccello sulla testa (e questo vale per la beata Dorotea di Montau
così come per santa Dorotea, la santa originaria della Cappadocia) potrebbe
identificarsi non con una colomba o con una fenice bensì con un pellicano (altro
simbolo ricorrente nell'iconografia gesuitica, ricordando l’appartenenza di
Krasiczki alla S.J.), santa Dorotea si presenterebbe vestita da nobildonna
(Jacopo da Varagine ce la racconta infatti di nobile famiglia) stringendo tra le
mani la palma del martirio, il cartiglio della sentenza di condanna e un fiore
simboleggiante in modo sintetico la più consueta rappresentazione delle tre mele
con le tre rose. L’identificazione con la Liberalità nasce invece dalla presenza
di un volatile sulla testa: inusuale per una beata o una santa, presente invece
nell’allegoria della Liberalità che mostra un’aquila sul capo. Per le
figurazioni allegoriche un riferimento d’obbligo è l'Iconologia di Cesare Ripa:
l'edizione illustrata uscì dieci anni dopo il rebus di Krasiczki ma già nel 1593
(anno del rebus) era uscita un’edizione senza immagini. La nota e considerevole
rete di contatti dei Gesuiti potrebbe averne consentito una consultazione a
tempo di record, o comunque l’erudito Krasiczki poteva essere già a conoscenza
della figurazione allegorica della Liberalità.