Alcuni nomi di giochi enigmistici sono veramente curiosi. La cerniera, ad esempio, fu presentata al Congresso di Montecatini Terme del 1963 dal Troviero. Ma il gioco non era nuovo; su “Penombra” numero 3 del 1955 era apparso un trafiletto che diceva: “Novellino propone un gioco che è l’inverso del Lucchetto e che chiamerebbe Conchiglia. Es. DRA)GO – LA (DRA. Le valve dovrebbero essere uguali". Lo stesso Novellino tornò sull’argomento nel 1963 proponendo anche il nome di Lucchetto aperto: “Ciò che mi preme sottolineare è che il titolo Cerniera non mi sembra così azzeccato come invece potrebbe esserlo Lucchetto aperto. In fin dei conti sempre di un lucchetto si tratta o, meglio, di una sua variazione e penso che si debbano evitare termini nuovi, ove sia possibile, per non disorientare eventuali neofiti”.
Niente da fare: il gioco si chiama ancora oggi Cerniera.
A volte nemmeno l'autore di un nuovo schema riesce a valutare la gradevolezza e/o la giustezza di una denominazione. E' il tempo a decretare il successo o l'insuccesso di un nome. Oggi, a distanza di anni, possiamo affermare che "lucchetto" e "cerniera" sono capisaldi inamovibili nel vocabolario enigmistico italiano.
RispondiEliminaPersonalmente sono convinto che districarsi nel labirinto della nomenclatura enigmistica porti inevitabilmente ad una sconfitta. Lo abbiamo visto anche recentemente.
RispondiEliminaI problemi principali sono due: 1. L'uso invalso della terminologia esistente fa sì che gli enigmisti sopportano malvolentieri i cambiamenti. Se adesso, per rendere la terminologia coerente, cominciassimo a chiamare lucchetto aperto la cerniera, finirebbe solo per generare confusione. Già aver rinominato la metatesi, dopo anni, spostamento genera confusione in uno dei miei congruppati, per dirne una. 2. Il fatto che ogni rivista abbia una personale terminologia. Se il gioco chiamato sostituzione viene indicato da tre riviste diverse in tre modi diversi, pensare di avere una nomenclatura unica è pura utopia.