Da un articolo apparso nel 1938 sul periodico bresciano “L’Arengo di Edipo” e firmato “Uno qualunque” traggo alcuni punti, lasciando ai lettori del blog il compito di giudicare dove l’estensore era nel giusto e dove sbagliava.
“La crittografia è un campo talmente mietuto che fare del nuovo è ormai difficilissimo, tanto più quando a questo nuovo si vuole logicamente legato anche il bello”.
“Dal punto di vista enigmistico non possono essere belle quelle crittografie [mnemoniche] che si risolvono con una traduzione dell’esposto in altrettanti sinonimi a doppio senso”.
“Nei giochi enimmistici a svolgimento poetico, più che la novità dei vocaboli o delle combinazioni ha importanza la genialità dello sfruttamento degli spunti, la sapiente scelta degli stessi, la fusione con gli spunti successivi”.
“Se ogni crittografo, che non abbia parecchi lustri di esperienza ed una memoria ferrea per ricordare tutto il passato, potesse disporre di una completa raccolta di lavori pubblicati...”
“Nella ribalta della crittografia ci vengono qualche volta allestiti degli spettacoli che, per non voler apparire troppo severi nel giudizio, potremo limitarci a definire come espressioni di una imperante mediocrità”.