Una cartolina scritta da
Marin Faliero (Marino Dinucci) a
Isotta da Rimini (Bruno Farroni) negli Anni Venti. Entrambe le facciate della cartolina sono riempite dalla scrittura fitta del grande Marino, un'abitudine che conservò per tutta la vita (ogni volta che scriveva a me anche per una cosa semplicissima... riempiva intere pagine).
Ho anch'io diverse cartoline di Marino e tutte scritte senza lasciare spazi bianchi... Proprio su una di queste mi disse di scartare senza esitazione i giochi che non mi piacevano. Mi vengono in mente certi palloni gonfiati (e ovviamente mezze cartucce) che invece non collaborano più perché mi sono permesso di fare qualche rilievo. Ciao, Marino e grazie dei TUOI insegnamenti!
RispondiEliminaConservo anch’io un commovente scritto di Marino a mia mamma dopo la morte del fraterno amico Fra Ristoro, una lettera di ringraziamento che indirizzò a me dopo il Congresso di Modena del 1977 (allora ero l’ing. Riva) e va-rie sue cartoline. Indimenticabili quella calligrafia fitta e minuta, con le righe via via sempre più rivolte verso il basso e lo sfruttamento totale di ogni spazio libero.
RispondiEliminaProprio in questi giorni rileggevo su “Fiamma” anni ’50 il “Colloquio” di Galeazzo con Marin Faliero… e mi hanno colpito questi due passaggi. Sui nomi dei direttori delle 4 riviste dell’epoca, Adolfo Campogrande, Demetrio Tolo-sani, Eolo Camporesi, Giuseppe Sambrotto, Marino trasse questo anagramma: “Da maestri e con laborioso meto-do seppero dare compatto impulso a l'enigmografia”. Al pranzo conclusivo del Congresso di Forlì del 1932 l’allegria collettiva (favorita forse dal Sangiovese) culminò con grandi manate di Marino (la cui vista era già allora ridottissi-ma) sulla spalla di un congressista… che era uno dei Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino.
bene, ci si è sempre divertiti molto ai congressi.
RispondiEliminaE' una vera panacea
:-)