domenica 10 maggio 2009

Crittografie

Riporto un brano tratto da uno scritto di Francesco Mancini (Manesco), redattore crittografico della rivista "Il Labirinto", pubblicato nel 1970.
"Troppo spesso ci troviamo di fronte all'enormità che, in una stessa crittografia, diverse voci verbali risultino coniugate in tempi differenti; troppo spesso in una medesima chiave crittografica il soggetto cambia da una persona all'altra e sparisce talvolta del tutto; troppe volte ad un soggetto al plurale è collegato un verbo al singolare e viceversa; troppe volte dobbiamo notare che, nelle frasi ipotetiche, va estendendosi paurosamente l'abitudine, non solo di sopprimere l'indispensabile "se", ma di impiegare la sintassi in maniera scandalosa. E che dire poi del significato arbitrario, grottesco, cervellotico che viene attribuito a numerose parole, col più patente disprezzo per quello reale risultante dai più accreditati dizionari? E si potrebbe continuare ancora per un bel pezzo!"

3 commenti:

  1. Quante verità... E com'è ancora attuale il brano dopo quasi quarant'anni!
    A volte, leggendo queste testimonianze del passato ancora così vive oggi, mi chiedo se c'è la possibilità di far qualcosa per risolvere il problema o se non ci sia davvero un limite "concreto" (nelle riviste piuttosto che nelle redazioni o negli autori o nell'enigmistica stessa) che non consente di trovare una soluzione. O se, magari, è semplicemente un "gusto di lamentarci" che non si esaurirà mai...

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  2. Do un mio piccolo contributo: "Ah i giovani d'oggi non sono più quelli di una volta: oggi rispondono ai genitori, urlano e dicono parolacce" (cito a memoria). Bene, questa scritta è riportata su una tavoletta di argilla del periodo assiro-babilonese. Voglio solo dire che le critiche ci sono sempre state e che i giochi belli e brutti sono stati pubblicati dai nostri padri, li pubblichiamo oggi e li pubblicheremo domani. Ovviamente le antologie sceglieranno fior da fiore.

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  3. Quello che dice Atomino è sacrosanto. Ho postato il pezzo solo perché Manesco era allora redattore crittografico di una rivista: evidentemente già allora, col campo meno "sfruttato" rispetto a oggi, c'erano autori che avevano difficoltà a sfornare giochi buoni.

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